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N° 43

 

TEORIE DEL COMPLOTTO

 

(PARTE PRIMA)

 

           

CONOSCI IL TUO NEMICO

 

Di Carlo Monni

 

 

PROLOGO

 

 

            L’oggetto orbita sopra la Terra da tanto di quel tempo che forse anche i suoi stessi costruttori si sono dimenticati di lui. Sorvola il nostro piccolo pianeta ricevendo e trasmettendo dati ad un mondo a cui non importa di lui, poi qualcosa accade: un movimento impercettibile. Il satellite riallinea la sua orbita, poi si muove. Dapprima lentamente, poi sempre più velocemente verso un obiettivo poco distante, per schiantarsi contro un altro oggetto orbitante ancora più grosso.

            Nello spazio i suoni non si propagano, ma nello stesso momento in cui l’impatto è avvenuto un segnale parte verso la Terra.

 

 

1.

 

 

            Nel suo ufficio di Presidente della Roxxon Energy Corporation, Arthur Dearborn riceve un messaggio urgente. La sua unica reazione alla notizia che riceve è una sola parola:

-Maledizione.-

            Congeda bruscamente l’assistente che gli ha portato la notizia, poi si alza in piedi. Per un attimo guarda fuori dalla finestra, poi il suo corpo vibra e subito è ricoperto da una possente armatura gialla e rossa. Immediatamente Dearborn nella sua nuova forma svanisce letteralmente per riapparire molto distante da lì, in volo.

            Sunturion è tornato.

 

            A Tokio Kenshiro Fujikawa, Presidente del Consiglio dei direttori della Stark-Fujikawa riceve lo stesso messaggio. La sua reazione è immediata.

-Chiamatemi Morgan Stark a New York, subito.-

 

            A New York Tony Stark sta finendo un check up.

-Il verdetto dottoressa Foster?-

-Direi che stiamo procedendo bene.- risponde Jane Foster –Il tuo organismo è fondamentalmente sano. Non c’è più traccia dei naniti che ti ha iniettato il Mandarino e non sembrano esserci effetti collaterali. Se continua così, entro pochi giorni potrai fare a meno della rete neurale che per ora sei costretto a portare.-

-Bene. Adoro quando mi danno buone notizie. Ti ringrazio, Jane.-

-Di nulla. Ora scusami se ti lascio, ma ho un paziente in isolamento che devo assolutamente controllare.-[1]

-Tranquilla. Finisco di vestirmi e me ne vado.-

            Tony si rimette la giacca, impugna saldamente la sua valigetta, poi percorre il corridoio d’uscita. Per un attimo accarezza l’idea di salire al piano di sopra per far visita a Whitney Frost, in coma da lungo tempo. Un tempo amava quella donna e sente ancora qualcosa nei suoi confronti anche se…

Il suo cellulare squilla. È il numero di Jim Rhodes.

-Dimmi Rhodey.-

<<C’è un’emergenza per cui occorrono i tuoi talenti. Raggiungimi alla REvolution.>> gli dice senza preamboli il suo amico nonché Presidente della compagnia di cui Tony è uno dei maggiori azionisti.

-Arrivo immediatamente, risponde.

            Whitney Frost dovrà aspettare.

 

 

2.

 

 

            Quando Tony entra nella sala riunioni, vi trova, oltre a Rhodey, anche Arthur Dearborn e Morgan Stark, accompagnato da Rumiko Fujikawa, che gli rivolge un’occhiata piuttosto fredda.

-Che sta succedendo? Nessuno mi ha parlato di una conferenza.- chiede Tony.

-Ti spiegherò tutto io, se permetti, Tony – interviene Dearborn –Tutto risale a qualche anno fa quando la vecchia Roxxon Oil era ancora in attività. La divisione chimica aveva sviluppato un gas molto potente.-

-E perché diavolo l’avevano fatto?- chiede Jim Rhodes.

-Stando alla documentazione ufficiale era accaduto per caso mentre facevano ricerche sul virus Ebola.-

-Certo, come no. Scommetto che i pezzi grossi della Roxxon avevano qualche idea per usarlo a proprio vantaggio, magari venderlo a qualche stato di pochi scrupoli.-

-Ai vecchi tempi non avrei voluto crederci, ma oggi… In ogni caso, l’operazione fu abortita. La Roxxon manteneva un piccolo laboratorio spaziale. Doveva servire a raccogliere dati che facilitassero la ricerca di nuove fonti di energia. Il gas vi fu inviato in tutta fretta con la prima spedizione utile. In seguito il laboratorio fu sgomberato dal personale umano ed è rimasto ad orbitare sopra le nostre teste continuando il suo lavoro in modo automatico. Stamani alle ore 6 della Costa Orientale un piccolo satellite per le telecomunicazioni ha inspiegabilmente deviato dalla sua orbita e si è scontrato con il nostro starlab danneggiandolo. I nostri esperti ritengono che potrebbe cadere entro 12 ore dall’impatto.-

-E cosa accadrebbe?- chiede Tony turbato.

-Forse niente o forse il gas, o quello che è. sarà distrutto o reso inattivo dall’enorme calore del rientro nell’atmosfera o nella possibile esplosione in seguito all’impatto, oppure… il contenitore che lo racchiude si potrebbe danneggiare ed il risultato sarebbe la morte di migliaia, forse milioni di persone in un’area grande quanto il Massachusetts o forse più.-

-E perché ce lo sta riferendo, Dearborn? Che vorreste che facessimo?- chiede Morgan Stark.

-Voi rappresentate i maggiori azionisti della nuova Roxxon.-risponde Dearborn –Un disastro simile minerebbe la credibilità che ci stiamo faticosamente riconquistando dopo i recenti scandali. Inoltre noi non abbiamo la tecnologia per raggiungere lo spazio e recuperare il contenitore prima della caduta dello starlab. La Stark-Fujikawa invece sta sviluppando un nuovo tipo di space shuttle.-

-Vero.- conferma Morgan –Ma con i recenti tagli al programma spaziale il progetto è stato interrotto.-

-Ma ne è stato realizzato un prototipo funzionante ed è ancora nei nostri hangar.- ribatte Rumiko.-

-E come lo facciamo decollare? Non c’è il tempo di predisporre un lancio come si deve o addestrare un equipaggio.

 -Immagino che sia per questo che Arthur ha chiesto il mio aiuto, non solo perché sono un azionista- interviene Tony -Iron Man non ha bisogno di uno speciale addestramento, ha già compiuto diverse missioni nello spazio.-

-Esatto.- commenta Dearborn –Con il suo aiuto potremmo farcela e tu sai che anch’io ne sono capace. Rimane il problema del mezzo di trasporto.-

-Quello è il minore dei problemi, se il cugino Morgan collabora.-

-Mi è stato chiesto di farlo e lo farò.- dice Morgan, scambiando uno sguardo d’intesa con Rumiko.

-Mio nonno ha ordinato di mettere tutte le risorse della Stark-Fujikawa a vostra disposizione.- conferma quest’ultima.-

-Perfetto.- commenta Tony –Ora mi basta solo una telefonata per risolvere anche gli ultimi dettagli del nostro problema di trasporto. Piuttosto, ho una domanda: sbaglio, Arthur, o tu pensi ad un sabotaggio?-

-Onestamente… le probabilità che quel satellite uscisse dall’orbita e si dirigesse verso il nostro starlab sono quasi infinitesimali. Non so come, ma l’incidente è stato provocato, ne sono convinto.-

-Ma da chi?- domanda Morgan.

-Mi auguro non il Mandarino. I suoi dannati nanofagi ci hanno dato parecchio filo da torcere. Non vorrei che questo fosse un piano di scorta.- risponde Tony –Arthur, chi era al corrente di cosa c’era davvero nel vostro starlab?-

-Beh i massimi dirigenti dell’epoca e forse i nostri maggiori azionisti.

-Beh tutti vecchi dirigenti o sono morti o sono in galera. Quanto agli altri azionisti... Oh no!-

-A cosa stai pensando Tony?- chiede Rhodey.

-Ad uno che aveva un bel po’ di azioni della vecchia Roxxon ed è il secondo azionista della società che ne ha rilevato le attività chimiche e forse ha avuto accesso alle informazioni giuste in quell’occasione. Sto pensando ad una vecchia conoscenza: Justin Hammer.-

 

            Poco più di una settimana fa. Da qualche parte a New York. Una ragazza dai capelli neri e dai lineamenti vagamente asiatici riprende i sensi per ritrovarsi distesa su un letto di un piccolo appartamento da scapolo.

-Ma dove…?-

-Sta calma.- le dice una voce d’uomo –Non hai niente di rotto.-

-E Tu chi C§§o sei?-

-Quello che per poco non mettevi sotto prima di finire la tua corsa contro un palo e grazie per avermi chiesto come sto. Sto bene.-

La ragazza prova ad alzarsi in piedi ma le gambe la tradiscono. Il ragazzo che le ha parlato, un giovanotto dell’apparente età di vent’anni dai capelli neri e scarmigliati e gli occhi coperti da occhiali scuri, la sorregge mentre lei mormora

-Io... io… sto… sto per…-

-il bagno è da quella parte. Ti ci accompagno.-

            Poco dopo, quando la ragazza ha apparentemente vomitato anche l’anima, il ragazzo la riaccompagna a sedere sul letto.

-Non m’interessa cosa hai preso...- le dice –… ma se vuoi il mio parere, dovresti smetterla.-

-Sono affari miei, Mr. Buon Samaritano. Della mia vita faccio quel che mi pare. Non permetto a mia madre di dirmi quel che devo fare e non lo permetterò certo a te.-

-Philip. Mi chiamo Philip Grant.-

-E chi se ne frega? Ehi… hai detto che ti ho quasi messo sotto?-

-Ci hai provato, ma ti è andata male, hai preso un palo. Non so che mi è saltato in mente, ma mi sono messo al volante della tua auto e ti ho portato qui, altrimenti immagino che ti saresti svegliata in una cella. Mi sa che tua madre non l’avrebbe apprezzato.-

-Che se ne vada all’inferno anche lei. Perché l’hai fatto?-

-E chi lo sa? Forse perché non amo molto gli sbirri o forse, come mio padre, sono molto sensibile ai bei faccini, specie se appartengono a ragazze che non portano slip sotto la minigonna.-

            Se sperava che la battuta imbarazzasse la ragazza, il giovane chiamato Philip è sicuramente deluso.

-Ah, spero che ti sia piaciuto lo spettacolo… Philip.-

-Lasciamo stare, cara… a proposito: come ti chiami?-

-Non hai dato un’occhiata ai miei documenti mentre ero svenuta? Che gentiluomo.-

-A dire il vero, ci ho provato, ma non ne ho trovati, compresa la patente.-

-Che sbadata, devo averla dimenticata a casa. Comunque mi chiamo Sasha, Sasha Hammer.-

            Il ragazzo scoppia in una risata.

-Beh, che c’è da ridere?-

-Lo capirai. Sei forse figlia di Justin Hammer, il mago inglese della finanza?-

-Sua nipote, mia madre è sua figlia Justine.Ora me lo dici cosa c’è di divertente?-

-Semplice: mio padre, il mio padre naturale intendo, è il maggiore rivale di tuo nonno: Tony Stark.-

-Non avevi detto che ti chiami Grant?-

-Il cognome dei miei genitori adottivi, preferisco usare quello. È una storia lunga-

-Perché non me la racconti? Non ho nulla di meglio da fare al momento.-

 

            Justin Hammer sorride. Finora tutto sta andando come aveva progettato. Certo è stato un azzardo, ma il suo vecchio nemico ha reagito proprio come aveva sperato. Ora deve solo aspettare.

            Negli ultimi tempi ha tenuto un basso profilo, limitandosi a sostenere finanziariamente i progetti di sua figlia, ma ora è arrivato il momento di un nuovo duello con Tony Stark ed il suo alleato in armatura.

 

 

3.

 

 

            Tony Stark smette di parlare ed affronta lo sguardo perplesso di Pepper Potts.

-Non capisco perché debba occupartene tu personalmente, Tony.- sta dicendo la donna –Non ti sei ancora ripreso del tutto dai danni neurologici causati dal Mandarino. Perché, invece di stancarti inutilmente, non lasci fare a Rhodey od ad un altro Iron Man?-

-Nessuno di loro ha la mia stessa esperienza nel lavorare nello spazio.- replica Tony –E poi… non hanno le mie conoscenze tecniche, che potrebbero essere preziose. Dopotutto me la sono cavata bene in quella faccenda del portale di Hell’s Kitchen no?-

-Ma dopo sei rimasto debilitato per quasi una settimana, l’hai dimenticato?-

-Oh, beh… stavolta sarà l’armatura spaziale a sostenere la maggior parte del lavoro. Io sarò poco più di un pilota. Non sarà più stancante che premere i pulsanti di un joystick.-

-Ammetti piuttosto che sei eccitato come un bambino all’idea di tornare nello spazio. D’accordo, faremo a modo tuo, come sempre del resto. Ma attento: se torni ammaccato è la volta che pianto tutta la baracca e ti lascio a sbrigartela da solo.-

            Tony fa un sorrisetto ammiccante.

-Davvero lo faresti, Pep?-

            La giovane donna risponde con un altro sorriso.

-Non tentarmi.-

 

            La Grecia sta attraversando un brutto periodo in questi ultimi tempi, con una crisi economica di cui non si vede la fine, ma in una piccola isola dell’Egeo abita un uomo indifferente a questa crisi, un uomo le cui immense ricchezze potrebbero coprire il debito pubblico della nazione balcanica almeno tre volte e lasciare guadagni che appagherebbero qualunque uomo. Ma lui non è un uomo qualunque o altrimenti non indosserebbe una tunica del tipo in uso nell’antica Grecia a coprire la sua mole non indifferente.

            Mentre degusta degli acini d’uva, arriva una ragazza che indossa una tunichetta che vorrebbe ricordare quella delle antiche ancelle della Grecia classica.

-Cosa c’è?- chiede l’uomo con aria annoiata.

-Il rapporto che aspettava signore.- risponde la ragazza porge dogli un avveniristico tablet, che sembra del tutto incongruo in quel contesto.

            L’uomo lo afferra e fa scorrere sullo schermo una serie di dati, poi sorridere.

-Benissimo.- esclama soddisfatto –Possiamo dare il via al piano per distruggere Tony Stark una volta per tutte.-

 

            Joanna Nivena Finch è davvero preoccupata. Non sa esattamente cosa abbia in mente suo marito Howard, ma il rischio che riesca a portarle via suo figlio è davvero grande. Dopotutto lei è davvero colpevole di ciò di cui Howard Finch l’accusa: ha avuto davvero una relazione extraconiugale con Tony. È accaduto dopo che avevano ritrovato viva e vegeta la loro figlia Kathy. La vecchia fiamma si era riaccesa ed avevano commesso una sciocchezza. Adesso è convinta di vedere sguardi di disapprovazione da parte di chiunque. Meredith McCall lo sa, ne è certa. Quella donna ha l’aria di chi sa sempre tutto di tutti. Anche Pepper Potts deve aver intuito qualcosa, ne è sicura. Nessuna di loro dice niente, ma Joanna sa cosa pensano. Beh, vadano al diavolo, sono abbastanza cresciuta da vivere la mia vita come mi pare, pensa, per poi pentirsi di questo pensiero.

            In quel momento Tony rientra in casa con un aria decisamente tesa.

-Che sta succedendo?- gli chiede.

-Nulla di serio., non preoccuparti.- risponde lui –Kathy non è ancora tornata da scuola?-

-No, perché?-

-Nulla, speravo di vederla prima di partire. Ultimamente ho paura di averla un po’ trascurata –

-Non direi proprio. Da quando sei tornato dalla Cina siete stati insieme quasi ogni giorno. Sono io quella che hai trascurato. Direi quasi che volevi tenermi lontana-

-Joanna…- Tony le sfiora una guancia con dolcezza -… io e te dovremmo parlare, lo sai. Questa situazione non può continuare così.-

-Lo so, ma non voglio parlarne adesso, ti prego.-

            Le gli si stringe contro appoggiando la testa contro il suo petto e Tony si maledice per non essere abbastanza forte. Tutto questo porterà solo guai, ne è più che certo.

 

 

4.

 

 

            Il luogo è un’ampia spianata davanti alla baia di Flushing, Queens, sede della Stark-Fujikawa. Mentre uno space shuttle viene portato fuori da un hangar, in piedi in attesa ci sono: Morgan Stark, Rumiko Fujikawa, Sunset Bain, Arthur Dearborn e Iron Man nella sua speciale e massiccia armatura creata apposta per affrontare i rigori dello spazio.

-Non capisco che facciamo qui.- sta dicendo Morgan –Non c’è modo di far decollare lo shuttle in tempo utile, me lo hanno detto tutti.-

<<Con mezzi ordinari sicuramente è così, Mr. Stark.>> ammette Iron Man <<Ma suo cugino aveva già risolto un problema simile con il quinjet dei Vendicatori… anche se ammetto che ha usato un mezzo difficilmente ripetibile. Peraltro, questo nuovo shuttle non è basato su un suo vecchio progetto?>>

-Ehm… a dire il vero…-

-È stato parecchio migliorato dal nostro staff scientifico- interviene Sunset Bain –Io stessa ho supervisionato la realizzazione.-

<<Non faccio fatica a crederlo Miss Bain. So quanto è in gamba… con le idee degli altri.>>

            Sunset riserva ad Iron Man un’occhiata gelida. Sotto l’elmetto Tony sogghigna divertito. Adora mettere in imbarazzo i suoi avversari e con Sunset Bain è ancora più divertente, visto quello che gli ha fatto in passato.

<<Mi chiedevo, perché non avete insistito per far partecipare alla missione anche il vostro Steel Warrior, non è ancora all’altezza di una missione nello spazio?>>

-Ora basta Iron Man.- replica Morgan –Mi sembrava di aver capito che non c’è tempo per punzecchiature personali.-

            Rimproverato da mio cugino, pensa Tony, il mondo sta davvero cambiando.

<<Ha ragione. In ogni caso, il vero problema è far arrivare in breve tempo lo shuttle oltre l’atmosfera… e se non sbaglio, sta arrivando la soluzione.>>

            In effetti, proprio in quel momento ecco arrivare in volo una figura umana, sostenuta da una specie di martello, che atterra proprio davanti a loro.

-Sono arrivato in tempo?- chiede.

<<Puntualissimo, Thunderstrike, grazie.>>

-Uhm… ho capito qual è la tua idea, T… Iron Man.- commenta Dearborn –Geniale nella sua semplicità e può funzionare.-

<<Con Thor ha funzionato.>>

-Ehm… non vorrei guastare la festa, ma… ma io non sono Thor e non sono sicuro che la mia mazza funzioni come il suo martello in questi casi.- precisa Thunderstrike.

<<Non resta che scoprirlo. Lo shuttle è stato preparato?>>

-I tecnici ci hanno lavorato forsennatamente, ma senza una fonte di energia ad alimentare i motori lo shuttle non si solleverà nemmeno da terra, figuriamoci raggiungere lo spazio.- risponde Sunset Bain.

            E tu magari sotto sotto ne saresti soddisfatta, pensa Tony, ma non ti darò questa soddisfazione. Avrei preferito avere a disposizione un quinjet, ma dopo le ultime vicende ne è rimasto solo uno funzionante e non potevo utilizzare quello, non senza provare un’alternativa.

<<Coraggio.>> dice, rivolto a Dearborn e Thunderstrike <<Saliamo a bordo è ora di partire.>>

            Un momento.- dice Arthur. In un attimo la sua figura è rimpiazzata dall’armatura rossa e oro di Sunturion <<Ora sono pronto.>>

 

            Tiberius Stone ascolta con attenzione il rapporto della sua agente e sembra decisamente soddisfatto.

-Quindi sei assolutamente sicura che la Bergier non sospetti niente.-

-Certo che ne sono assolutamente sicura.- risponde la donna che Rebecca Bergier conosce come India Queen –Rebecca è assolutamente persa per me; non pensa affatto che non sono quella che dico di essere. Devo dire che non mi è dispiaciuto scoprire che il mio fascino funziona anche sulle donne, specie se lesbiche come Rebecca. Non ne ero certa ed è una scoperta interessante. Il solo rischio che potevo correre è di essere riconosciuta, ma sono stata sempre attenta a non farmi vedere in giro e non incontrare qualcuno che avevo già incontrato, come Tony Stark o Jim Rhodes.-

-Perfetto.- commenta Stone –Del resto, ero perfettamente consapevole del rischio, anzi confesso che in parte il fascino di questa parte del piano per me sta proprio nel giocare Tony sotto il suo naso. Hai fatto un ottimo lavoro. Complimenti.-

            La donna sorride soddisfatta.

-Sono la migliore in quel che faccio.- commenta.

-Già… anche Tony sarebbe d’accordo, suppongo. Bene, puoi andare ora.-

            La donna esce ancheggiando provocatoriamente e Stone distoglie a fatica lo sguardo da quelle curve pericolose. Meglio non farsi tentare, pensa, non si sa mai come può finire. Si concentra invece sul dossier che ha ricevuto, aggiornandolo con le ultime informazioni.

            Distruggere la Fondazione Maria Stark non è così soddisfacente come distruggere Tony Stark stesso, ma da qualche parte bisogna pur cominciare, no?

 

            Da un’altra parte, Bethany Cabe, capo della sicurezza della REvolution sorride compiaciuta guardando il mazzo di rose rosse sulla sua scrivania. Povero, caro, Jasper Sitwell, un vero gentiluomo d’altri tempi. Scommetterebbe che difficilmente troverà il coraggio di chiamarla. Dovrà farlo lei, teme. Chissà che ne penserà il timido direttore del F.B.SA. di una donna intraprendente come lei? Non resta che scoprirlo.

 

 

5.

 

 

            Il decollo non è stato difficile, ma quello di cui ora c’è bisogno è una spinta che permetta allo shuttle di superare l’attrazione gravitazionale e raggiungere lo spazio, ma per questo dilemma c’è già pronta una soluzione:

<<Pronto, Thunderstrike?>> chiede Iron Man.

-Si… credo.- risponde il barbuto Vendicatore –Sempreché il tuo piano riesca… e non ne sono affatto convinto.-

<<Funzionerà, vedrai. Infila la tua mazza in quella scanalatura ed ora concentrati, concentrati.>>

            Thunderstrike fa quello che gli è stato chiesto e con una atto di volontà di cui non era sicuro di essere capace scarica l’energia della sua mazza focalizzandola in un punto preciso, poi… lo shuttle accelera, superando d’un balzo il limite dell’atmosfera.

<<Ce l’abbiamo fatta.>>

<<Perdonami, Iron Man…- interviene Sunturion -… ma ero convinto che questa tua armatura speciale fosse in grado di trasportare dei booster che con la loro spinta potevano, da soli, farti superare la gravità. Perché usare questo shuttle, quindi?>>

<<Diciamo che avevo i miei motivi per non sottopormi ad un tale stress e non chiedermi di più.>>

<<D’accordo, amico mio. Rispetterò la tua privacy.>>

-Ehi, gente…- interviene Thunderstrike –Il computer di bordo segnala quella cosa che state cercando proprio dritta davanti a noi. Che si fa?-

<<Noi usciamo a cercare di fermarlo, tu rimani qui e tieni in assetto lo shuttle. Tienti pronto ad intervenire se sarà necessario.>>

<<Non dovrebbero essercene. Dobbiamo solo raccoglierlo o distruggerlo prima che raggiunga l’atmosfera.>>

-Una missione di tutto riposo eh? Mi auguro che sia così. So per esperienza che è vero che se qualcosa può andare storto, ci andrà.-

            I due uomini in armatura non ascoltano già più Thunderstrike. Ora sono nel vuoto dello spazio e si preparano a raggiungere qualcosa di non più grande di un pallone da football, solo una parte del vecchio starlab Roxxon, ma la più pericolosa. Per gente con le loro capacità non dovrebbe essere difficile intercettarla.

            Improvvisamente la sfera compie un mezzo giro su se stessa, su una delle sue sommità compare una specie di antenna.

<<Ma cosa sta succedendo, Arthur?>>

<<Non ne ho la più pallida idea, Tony. I mie files non parlano di nulla del genere.>>

            Dalla sommità dell’antenna parte un raggio color rubino diretto verso le due figure in armatura.

            Dall’interno dello shuttle il solo commento di Thunderstrike è:

-Odio essere un buon profeta.-

 

            Rebecca Bergier osserva l’ultimo video che le è appena arrivato, giunto clandestinamente fino a lei da uno dei tanti corrispondenti dell’Osservatorio sui Diritti Umani che lei dirige per conto della Fondazione Maria Stark. Pochi sanno cos’è Aqiria ed ancor meno sanno dov’è. A quanti, poi, interesserebbe conoscere i dettagli della spietata repressione che il governo di quel paese sta attuando nei confronti di chi osa protestare contro la sua tirannia? Anche spendendo il nome della Fondazione, troverebbe ben poche orecchie disposte ad ascoltarla. La chiamano realpolitik, ma lei la chiamerebbe piuttosto: vergogna. Nessuno muoverà un dito per la gente di Aqiria. In questi momenti avrebbe voglia di andare da Rhodey e chiedergli di fare qualcosa e lui ci proverebbe, ma non sarebbe giusto nei suoi confronti, specie adesso che sta per sposarsi. Deve trovare un altro sistema.

            Rebecca cerca di non pensarci e di concentrarsi sul suo appuntamento di stasera. Sorride pensando alla progettata notte di fuoco, ma in un angolino del suo cervello certe idee faticano ad esser messe da parte.

 

            Se Jim Rhodes sapesse cosa avrebbe voluto proporgli Rebecca, avrebbe quasi certamente detto si, piuttosto che doversi cimentare con la lista degli invitati alle sue nozze. Solo l’idea di doversi confrontare ancora con la disapprovazione di suo padre lo fa quasi star male, eppure si ritrova a sperare che venga anche lui, non sarebbe la stessa cosa senza entrambi i suoi genitori e non sarebbe bello se venisse solo sua madre. Prova a distrarsi sbrigando un po’ della corrispondenza che l’efficiente Mrs. Arborgast ha selezionato per lui. Di questi tempi non capita spesso di ricevere comunicazioni cartacee ormai, chissà se c’è qualcosa di davvero interessante?

            E questo cos’è? Un invito al party di fidanzamento di T’Challa, Re di Wakanda, meglio conosciuto come la Pantera Nera, e Monica Lynne. Sembra la stagione dei matrimoni questa. Andare a quel party potrebbe essere davvero una buona idea, purché l’ambiente regale non metta strane idee in testa a Rae sulla loro festa di nozze.

            Rhodey non se ne accorge nemmeno, ma sta sorridendo.

 

 

6.

 

 

            Un tuffo nel recente passato, dove troviamo Philip Grant, detto il Corvo, alla sua postazione nel suo ufficio alla Stark-Fujikawa, quando un “pling” lo avverte dell’arrivo di una mail. Il mittente si firma Dragon Lady e l’oggetto è semplicemente “Hi”.

            Che sia chi pensa lui? Il Corvo apre la mail e scopre che i suoi sospetti erano fondati: è proprio quella Sasha Hammer il testo è molto semplice:

“Ti va di rivedermi?”

            La risposta è quasi immediata:

“Certo che si”

            Seguita da un’inevitabile domanda:

“Come hai fatto a scoprire la mia mail?”

“Lascia ad una ragazza i suoi segreti.”

            Ok, pensa Philip, vuoi giocare? Proveremo a giocare secondo le tue regole, ma con un pizzico delle mie.

“Dove e quando ci vediamo?”

                Una risposta quasi immediata con tutte le coordinate giuste. Philip manda la mail di conferma e sorride.

               

Ed ora concedeteci un balzo al prossimo futuro, poco più di 12 ore da adesso, al Palazzo dei Vendicatori attualmente in corso di ristrutturazione. Happy Hogan, direttore esecutivo della fondazione Maria Stark, proprietaria dell’edificio, sta supervisionando gli ultimi ritocchi. Mentre gli operai stanno alacremente lavorando, lui si concede una pausa assieme al capo cantiere Lennie Ballinger, della Damage Control, un vivace ometto dai capelli bianchi, vagamente somigliante a Lee Marvin ed all’architetto che ha realizzato il progetto di ristrutturazione: Eric Masterson. Il fatto che Eric Masterson sia in segreto Thunderstrike è il chiaro segno che stiamo esplorando il futuro, ma quello che importa è che qui stanno maturando avvenimenti che coinvolgeranno molti personaggi. Il primo dei quali è una giovane donna bionda, con un attillato costume per metà rosso e per metà blu decorato con motivi di stelle e strisce, che arriva giusto in tempo per interrompere i loro discorsi.

-Complimenti Lennie.- sta dicendo Happy –Avete svolto il lavoro a tempo di record.-

-Beh, modestamente sappiamo fare il nostro lavoro, Happy, ma dovresti ringraziare anche il nostro architetto, che ha steso il progetto in pochissimo tempo.- risponde Ballinger.

-Beh... ho solo aggiornato un mio vecchio progetto e sono stato ben contento di rimettermi al tavolo da disegno dopo così tanto tempo.- replica Masterson appoggiando la gamba malata ad un vecchio bastone.

-Scusate.- li interrompe la ragazza –Sto cercando Capitan America.-

            I tre uomini la squadrano per bene, poi, dopo aver cercato di ricordarsi come si chiama la nuova arrivata, Happy risponde:

-Non ho idea di dove sia miss e comunque lo sta cercando nel posto sbagliato.-

-Lei è Spirito Libero, giusto?- I Vendicatori si trovano alla Stark Tower finché le riparazioni non saranno finite.- interviene Eric.

            Cathy Webster si batte la fronte con la mano esclamando:

-È vero! Me n’ero completamente dimenticata. Sono stata fuori dal giro per troppo tempo. Vado subito lì, grazie.-

            Mentre si allontana, Happy commenta:

-Però… Capitan America ha delle amiche interessanti.-

Già,. Aggiunge Lennie Ballinger –Porta una tutina davvero attillata. Avete notato che…-

-Signori, un po’ di contegno.- li redarguisce Masterson con un sorrisetto –Avete visto quanti anni ha? Potrebbe essere vostra figlia.-

-Ma non lo è.- ribatte Happy strizzando l’occhio –Comunque dovete consentimi un po’ di sana invidia per il ragazzo a stelle e strisce.-

-Ma sentilo!- esclama Lennie –da quando sei un tambur da femme, Happy?-

-Si dice tombeur de femmes, ignorante. E per vostra regola, io…-

-Ehi!- li chiama un operaio –Venite qua, ho trovato qualcosa!-

 

            Solo 12 ore prima: Eric Masterson, nei panni e muscoli di Thunderstrike, sta osservando una sorta di satellite spaziale cercare di colpire Iron Man con una specie di raggio laser.

<<Arthur!>> grida Iron Man <<Che accidenti sta succedendo?>>

<<Ti giuro che non lo so, Tony, non mi aspettavo nulla del genere, davvero.>>

<<Ti credo. Questa è la riprova che i tuoi vecchi capi della Roxxon giocavano sempre sporco. Mi chiedo che altre sorprese ci riserva quest’affare.>>

            Come se l’avesse sentito, la piccola sfera sembra interrompere la sua caduta e compiere un altro giro, poi ancora una volta spara un raggio di energia sconosciuta.

            Qualunque cosa sia avvolge Iron Man e prima che Tony Stark abbia il tempo di capire cosa sia, tutti i sistemi della sua armatura si spengono. La rete neurale che indossa sotto l’armatura va in tilt, il suo sistema nervoso non risponde, perfino i polmoni rallentano la loro attività. Tony annaspa mentre comincia a cadere sempre più giù.

L’armatura è progettata per resistere all’enorme calore dell’attrito, ma come reggerà l’impatto di una caduta da oltre 30.000 metri? Tony ha una sola speranza se non vuole scoprirlo: riprendere il controllo prima che sia troppo tardi. Non ha importanza che adesso sia paralizzato se solo il suo cervello riesce a mandare gli ordini giusti tramite l’elmetto. Muoviti maledetta macchina riavviati, riavviati!

Dietro di lui Sunturion accelera più che può ed intanto, mentre l’atmosfera si avvicina e l’armatura di Iron Man diventa sempre più lontana e sempre più brillante, urla:

<<Tony, cosa sta succedendo? Rispondimi maledizione. Mi senti,? Rispondi, Stark, rispondi... STARK!>>

 

 

FINE PARTE PRIMA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Eccoci giunti alla fine anche di questo episodio, solo poche note esplicative:

1)    Arthur Dearborn era un ingegnere della Roxxon Oil che accettò di sottoporsi ad un esperimento che gli consentì di mutare la sua forma umana in microonde, con tutta una serie di interessanti effetti collaterali, tra cui dei superpoteri. Decise, quindi, di assumere il nome di Sunturion. Intelligente, brillante, onesto idealista, Dearborn era ciecamente devoto alla compagnia per cui lavorava, rifiutandosi di vedere il marcio in molti suoi dirigenti. Dopo il crollo della Roxxon Oil, i nuovi azionisti, tra cui Tony Stark, lo hanno fato presidente della nuova Roxxon. È stato creato dal trio David Michelinie & John Romita Jr. & Bob Layton.

2)    Abbiamo conosciuto Sasha Hammer, figlia di Justine e nipote di Justin. In ossequio alla tradizione di famiglia, sembra essere priva di ogni scrupolo morale, per tacere di ogni altro limite conosciuto, ma dopotutto dobbiamo ancora conoscerla a fondo. Per dovere di completezza, segnalo che l’originale Sasha Hammer è stata creata da Matt Fraction & Barry Kitson sulle pagine della breve e sfortunata serie “The Order”. Forse voi potreste trovare la versione MIT un po’ diversa… o magari no. -_^

3)    Il Damage Control (creato da Dwayne McDuffie & Ernie Colon) è una società specializzata in riparazioni di danni provocati da supereroi ed era perfettamente logico che la Fondazione Maria Stark si rivolgesse a loro per rimettere a posto il palazzo dei vendicatori dopo i danneggiamenti subiti a causa dei signori del male in Vendicatori #75/76.

Nel prossimo episodio: riusciranno Iron man e Sunturion a fermare la sfera dallo spazio? Cosa porterà l’incontro tra Philip Grant e Sasha Hammer? Cosa nasconde il Palazzo dei Vendicatori? Solo qualche risposta ed altre domande vi attendono proprio qui.

 

 

Carlo



[1] Curiosi sul paziente di Jane Foster? Vuol dire che non leggete l?Uomo Ragno MIT. Rimediate subito. -_^